La tomba dei cacni
La scoperta, le indagini, il sequestro
Scoperta fortuitamente nel 2003 durante lavori edili, in località Elce, la tomba fu subito trafugata e solo nel 2013 i materiali sottratti vennero recuperati dai Carabinieri Nucleo Tutela Patrimonio Culturale di Roma. Le ricerche hanno permesso di individuare il luogo del rinvenimento del sepolcro, il posto dove i reperti erano conservati e il recupero degli stessi, consistenti in ventidue urne cinerarie etrusche in travertino recanti il nome della famiglia, un coperchio di un sarcofago in arenaria e il corredo funerario ceramico e bronzeo.
Inquadramento topografico e rinvenimenti
La tomba, situata lungo l’antica e importante direttrice viaria che da Perugia si dirigeva verso Chiusi e Cortona, nell’area compresa tra l’arco Etrusco e la porta Trasimena, fa parte delle necropoli urbane di Perugia, che vede in questo settore occidentale il rinvenimento di altri sepolcri etruschi, databili al III-II sec. a.C.
All’interno della tomba erano deposti il sarcofago, le urne e il corredo funebre, tipico delle necropoli perugine del III-II sec. a.C. Di quest’ultimo sono stati recuperati cinquatasei reperti in ceramica comune, impasto buccheroide, pasta grigia, vernice nera, (ciotole, bicchieri, piattelli, ollette, unguentari, kyathoi miniaturistici) inquadrabili al IV-I sec. a.C., ed inoltre l’armatura in bronzo. Di questa rimane l’elmo, lo scudo, uno schiniere, uno strigile, e quindi l’olpe e un disco di kottabos.
Le urne
Le urne sono in travertino, tipiche della produzione perugina, e conservano in alcuni casi la policromia e tracce di foglia d’oro applicata sulla superficie, alcune sono stuccate. Il livello artistico è molto elevato a testimonianza di una ricercatezza del committente, appartenente ad una classe sociale medio alta.
Le raffigurazioni sulla fronte delle urne, dai vari motivi, sono spesso derivanti dal mondo greco, come: il sacrificio di Ifigenia; il mito di Enomao; centauromachie; celtomachie; scene di combattimento; lotta tra grifi ed arimaspi; Medusa; Scilla; Nereide su tritone; bucrani e ghirlande; riquadri e rosette; scudi e bucrani. E’ raffigurata anche la porta dell’Ade, stuccata e dipinta a colori vivaci, anche sui lati. La n. 3 presenta un coperchio con recumbente, del tutto simile a quello di larth cai cutu, inquadrabili alla seconda metà del III sec. a.C.
Interessante l’urna bisoma con coperchio raffigurante gli sposi, rappresentazione abbastanza rara, attestata a Perugia, come nelle necropoli di Palazzone e Ponticello di Campo, Casaglia, Todi, oltre che a Chiusi, in terracotta, e a Volterra in alabastro. Il coperchio raffigura due coniugi distesi sulla kline: la donna con tunica e mantello, tiene il flabello tra le mani, ed indossa una collana con grani tondeggianti, mentre il marito, dietro di lei, porta la ghirlanda e stringe una patera ombelicata. La figura maschile è priva della testa. Ad una parente della sposa si lega l’urna con Nereide su ippocampo.
Ad alto rilievo sono l’urna con centauromachia e quella con mito di Enomao, che ricordano per la resa plastica l’urna con la contesa per il corpo di Achille dalla tomba dei calisna e gli scultori delle urne volterrane, tanto da avvicinarle al Maestro di Enomao.
Nella prima il centauro, con folta capigliatura, visto da dietro nell’atto di lanciare una pietra, è reso in modo che la torsione del busto evidenzi i particolari anatomici e la potenza dei muscoli; ricorda il cavallo nel mosaico della battaglia tra Alessandro e Dario della casa del Fauno di Pompei. L’alto zoccolo è decorato con scene riferibili alla follia di Atamante.
La seconda, con la rappresentazione della morte di Enomao, per mano di Pelope, alla presenza della figlia Ippodamia, decorata anche sui lati, è scolpita in altorilievo e i personaggi escono quasi a tutto tondo dal fondo. Accuratissima l’esecuzione dei particolari, specie nella resa del muso dei cavalli, caduti, in cui sembra leggersi il dolore e la tragedia che si sta consumando. Restano dorature superficiali su vari elementi, quali gli ornamenti dei cavalli e l’orlo delle vesti. Il fondo è di colore azzurro, mentre le teste sono rosse.
E’ presente una scena di celtomachia con cavaliere al galoppo e scene di combattimento, tra cui una con Eteocle e Polinice ed una con cavaliere: la fronte della cassa presenta in basso una fascia decorata da quattro rosette a otto petali e bottone centrale e al centro una scena di combattimento con un cavaliere con scudo e lancia che combatte con alcuni guerrieri, davanti alle mura di una città, di cui sono segnati i merli delle mura.
Il mito di Ifigenia, è ben rappresentato su tre urne ed è uno dei più diffusi a Perugia in età ellenistica. Al centro è l’altare dove è condotta Ifigenia per essere sacrificata dal re Agamennone. Interessanti sono i grifi, che combattono con gli Arimaspi, per la conquista del tesoro ma anche le urne più recenti, come quella con Gorgone o quelle con bucrani e scudi che richiamano motivi romani.
La presenza della panoplia di armi in bronzo, l’alto livello delle urne, la decorazione della fronte di alcune di elevata resa plastica, i resti di policromia e doratura, denotano l’alta posizione sociale della famiglia nella Perugia del III-II sec. a.C., in un periodo di particolare prosperità della città che vede tra l’altro la costruzione di monumenti importanti, prima fra tutti la cinta muraria. L’assenza di iscrizioni latine, presenti invece nella tomba dei cai cutu, fa pensare che la tomba non fu più utilizzata dopo la guerra sociale, forse estinta durante le vicende della stessa.
Ultimo aggiornamento
5 Settembre 2021, 07:36