La tomba etrusca dei Cai Cutu

La tomba etrusca dei Cai Cutu

Nel dicembre 1983 a Perugia fu scoperta una tomba etrusca inviolata.
La sepoltura, a pianta cruciforme, è composta di una cella più ampia con funzione di vestibolo, cui si accedeva dal corridoio (dromos) a cielo aperto, chiuso da un lastrone di travertino, trovato ancora al suo posto, e da altre tre celle che si aprono su tre lati del vestibolo.
Rimasta inviolata fino al momento della scoperta, la tomba è stata usata per un lungo periodo tra il III e il I sec. a.C. Essa conteneva cinquanta urne cinerarie in travertino di tipo perugino (di cui due rivestite di stucco) e un sarcofago in arenaria, posto lungo la parete di fondo della cella centrale, il quale costituisce la più antica deposizione. Il sarcofago, privo dell’iscrizione recante il nome del defunto, conteneva i resti di un inumato. A Perugia, infatti, prevale in età arcaica il rito dell’inumazione, mentre dall’età ellenistica, dal III sec. a.C., si afferma il rito dell’incinerazione dei defunti. Quasi tutte le urne presentano sulla cassa o sul coperchio l’iscrizione con il nome del defunto e appartengono tutte ai membri di un’unica famiglia, quella dei cai cutu.

Tutte le urne iscritte testimoniano formule onomastiche pertinenti solo a individui di sesso maschile. La formula onomastica è composta da prenome, gentilizio, spessissimo il patronimico (nome del padre) e assai di frequente anche il matronimico (nome della madre) seguito dal termine clan (figlio).
I personaggi più antichi, sepolti per primi nella tomba, presentano un nome di famiglia composto da due elementi (cai cutu), che denota un’origine servile del capostipite della famiglia. Nel corso del tempo i membri successivi del gruppo famigliare hanno eliminato dalla formula onomastica il nome cai, conservando solo il nome cutu. Nelle urne più recenti, databili dopo l’89 a.C., cioè dopo la concessione della cittadinanza romana, l’iscrizione onomastica è latina: il gentilizio etrusco cutu è latinizzato in Cutius. In una delle urne è ricordata anche la tribù Tromentina alla quale furono ascritti gli abitanti di Perugia. Nella tomba si può perciò cogliere il passaggio linguistico dall’etrusco al latino. Le più notevoli urne cinerarie sono quelle deposte per prime, rivestite di stucco. Queste e in particolare quella con defunto semigiacente sul coperchio, si riallacciano alla bottega che ha prodotto le urne della famiglia velimna (in latino Volumni) del notissimo ipogeo perugino.

Le altre urne appartengono alla produzione ellenistica perugina più corrente: esse presentano sulla fronte motivi decorativi più o meno complessi, una scena di banchetto, scene di combattimento, una Centauromachia, semplici motivi di rosette. Nella tomba era conservato anche un kottabos in bronzo e i resti di una panoplia (cioè di una armatura completa) scoperti sul pavimento della camera di sinistra: uno scudo in bronzo, un solo schiniere, uno spadone in ferro, due paragnatidi in bronzo di un elmo di cui manca il casco.

DisegnoCutu
Disegno ricostruttivo della tomba (C. Ponzi)

Le pessime condizioni di conservazione della tomba, scavata nel terreno, non hanno consentito l’allestimento del materiale nella tomba stessa. Si è perciò deciso di esporre tutto il corredo nel Museo Archeologico Nazionale di Perugia, riproducendo la sistemazione dei materiali all’interno; una scelta che consente al visitatore di cogliere immediatamente l’impianto della costruzione e la stratificazione delle deposizioni nel corso di circa due secoli.

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Ultimo aggiornamento

24 Settembre 2021, 08:40