Il Cippo di Perugia
Uno straordinario monumento della lingua etrusca per lunghezza dell’iscrizione e contenuto, riconducibile ad un atto giuridico stipulato fra due famiglie.
La scoperta
Il cippo in travertino fu rinvenuto nel 1822 sul colle S. Marco, insieme a due segnacoli minori, forse piccoli cippi a colonnetta, e all’imboccatura in terracotta di un pozzo.
La base del cippo, più grossa e appena sbozzata, in origine doveva rimanere interrata: solo la parte rifinita e levigata sporgeva dal terreno, mostrando l’eccezionale iscrizione etrusca.
La redazione e la grafia
L’iscrizione etrusca, redatta nell’alfabeto usato nell’Etruria settentrionale interna e in particolare a Perugia tra il III e il II sec. a.C., si svolge da destra a sinistra per 24 righe sulla faccia principale, e prosegue per altre 22 righe sul fianco sinistro (secondo la stessa logica dell’andamento della scrittura etrusca).
Sulla faccia principalesi individuano almeno quattro paragrafi, con ¡ “tagli” dopo le righe 8, 11 e 19.
La riga 1 evidenziata mediante la maggiore altezza e la centratura del testo.
La riga 12, caratterizzata a destra da una pausa della scrittura, un completamento sovrapposto della riga 13: il lapicida ha scritto il seguito della riga 13 nella riga 12, spostandolo a sinistra, secondo un espediente rituale già noto (iscrizione sulle bende della Mummia di Zagabria); ha previsto ciò di mantenere l’unità originale della frase.
Sul fianco sinistro, alla riga 9, la correzione di un errore (anticipazione di una lettera della riga successiva: T è abrasa, poi t a capolinea, per anticipazione del T è capolinea della riga 16) indizio che il lapicida doveva seguire un testo ma si atteneva a regole diverse da quelle della stesura del documento originale.
Sul fianco sinistro le parole sono separate da un punto, mentre sulla fronte tale scansione sembra fatta solo per evidenziare parti del testo (nomi di persona, formule, ecc.). Simmetrie nella collocazione di parole simili o assonanti farebbero pensare a una struttura retorica para-poetica.
Il contenuto
Il testo è la trascrizione di un documento di archivio: un atto giuridico tra le due famiglie dei Velthina (già noti a Perugia) e degli Afuna (del territorio di Chiusi), riguardante la ripartizione o l’uso di una proprietà sulla quale si troverebbe una tomba gentilizia dei Velthina.
Righe 1-2: menzionato un giudice o testimone ([t]eurat) di nome Larth Rezu, in presenza del quale è stretto (ame) un patto (vachr) tra le due famiglie.
Riga 5: presente il concetto di “etrusco” o “pubblico” (rasnes), in connessione con la fonte del diritto cui si fa riferimento.
Righe 5-6: la parola naper davanti al numerale XII indica probabilmente una misura di superficie.
Riga 8: si fa esplicita menzione di confini (tularu).
Righe 20-21: si allude alla tomba dei Velthina (Velthinathuras thaura).
L’iscrizione termina, sul fianco sinistro del cippo, con l’espressione verbale “sta scritto¡” (zichuche), a convalida della trascrizione del patto.
Ultimo aggiornamento
5 Settembre 2021, 07:44