Le urne perugine (fine III-I sec. a.C.)
Tipologia
Le urne hanno in genere una cassa cubica e un coperchio che imita il tetto a due spioventi di una casa, o raffigura il defunto in posizione semisdraiata, nell’atteggiamento di chi partecipa a un banchetto sul proprio letto.
Nel III sec. a.C. l’affermazione sociale dell’individuo si manifesta nella produzione di queste urne cinerarie dal coperchio antropomorfo, introdotto a Perugia e a Volterra sotto l’influsso di Chiusi. Questi coperchi seguono dei modelli, senza alcuna pretesa ritrattistica.
I defunti sono raffigurati in abbigliamento greco: l’uomo col mantello, a torace scoperto, la donna in tunica e mantello. Dalla metà del II sec. a.C., l’uomo porta capelli corti e frangia, ghirlanda al collo o in mano, anello nella sinistra; la donna, capelli divisi e raccolti sulla nuca, diadema, collana, bracciali, orecchini, anelli.
I personaggi hanno in mano oggetti ben definiti: l’uomo la patera per le offerte agli dèi, o un vaso per bere, o una ghirlanda; la donna un fiore o un ventaglio.
Le scene figurate
Nei casi più importanti la fronte della cassa è scolpita con scene mitologiche ispirate a temi della cultura greca di età ellenistica, per lo più episodi dei poemi omerici e delle opere dei grandi tragediografi greci.
Nel II sec. a.C. le scene di combattimento si rifanno in genere alle galatomachie, cioè ai combattimenti dei Greci dell’Asia Minore e degli Etruschi del nord, contro i Celti.
Gli elementi ellenistici puramente decorativi consistono in rosette, patere, pelte, mostri apotropaici che allontanano cattive influenze e malocchio (la Medusa, il grifo, il leone).
Gli artigiani
La produzione delle urne raggiunge un livello industriale nel tardo ellenismo, quando la circolazione di modelli pittorici, su tavole o pergamene, di repertori con i cicli completi della vicenda, ricopiati più volte, porta gli Etruschi a una libertà e talvolta incomprensione nei confronti del modello. Artigiani greci attraverso Roma erano emigrati verso l’Etruria settentrionale e avevano formato nel II sec. le maestranze locali.
Verso il 90 a.C., al momento della concessione della cittadinanza romana agli alleati etruschi, le scene si impoveriscono, adattandosi all’arte plebea e subalterna dei municipi romani: con l’allineamento alla norma romana si esprime l’aspirazione alla piena cittadinanza.
Le epigrafi
Quasi tutte le urne presentano iscrizioni con i nomi dei defunti, incise o dipinte: esse evidenziano l’uso frequente del metronimico (il nome della madre), accanto al patronimico (nome del padre), e le componenti multietniche (etrusche, italiche, greche, osche, umbre) della popolazione.
La formula onomastica etrusca è costituita da tre elementi, nell’ordine: prenome (nome personale, individuale); gentilizio (nome di famiglia); filiazione, indicata o dal patronimico e/o dal metronimico.
Ultimo aggiornamento
24 Novembre 2020, 15:07